In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, Davide Limatola, Responsabile dell’Area Ambiente in Igeam, ci parla delle soluzioni più efficaci da adottare in azienda e in smart working per ridurre gli sprechi di acqua e salvaguardare la sua salubrità.
Davide Limatola si presenta.
Giornata Mondiale dell’Acqua
Oggi, 22 marzo, si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua (World Water Day), una ricorrenza che è stata istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite finalizzata alla salvaguardia del bene naturale più prezioso presente sul nostro pianeta.
Quest’anno, in particolare, la celebrazione dell’acqua è direttamente legata all’attenzione agli effetti provocati dai cambiamenti climatici, con l’obiettivo di sensibilizzare le persone comuni, l’opinione pubblica e gli stakeholder sulla necessità di ridurre lo spreco di acqua e di assumere comportamenti di consumo sostenibili.
Inoltre, è opportuno ricordare che, oltre alla necessità di contrastare gli sprechi, la salvaguardia della salubrità dell’acqua rappresenta un fattore cruciale per il mantenimento e il perseguimento del benessere e della salute individuale.
Gli sprechi di acqua nei luoghi di lavoro e le misure da adottare per ridurli
Uno dei fattori più critici quando si affronta il tema dell’acqua, all’interno e all’esterno dei luoghi di lavoro, è senza dubbio rappresentato dal problema degli sprechi. Dal momento che l’acqua, almeno nei paesi più ricchi, è un bene apparentemente diffuso e facilmente accessibile, si è sviluppata la tendenza a sottovalutare la sua importanza e a consumarla con disattenzione.
Questa criticità risulta diffusa in misura maggiore in quei contesti lavorativi dove è minore l’attività di sensibilizzazione nei confronti degli sprechi di acqua e nei quali mancano le competenze per sviluppare un efficace piano di controllo e di intervento.
Proprio alla luce di tali considerazioni, abbiamo chiesto a Davide Limatola di spiegare quali siano i primi step che un’azienda può intraprendere nel momento in cui decide di avviare una politica di riduzione degli sprechi di acqua nei propri ambienti di lavoro.
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E’ importante approcciare al problema adottando una visione sistemica e dotandosi di un team multidisciplinare.
Naturalmente alcune misure sono più efficaci di altre e la stessa tipologia produttiva impatta sulle scelte che un’azienda può mettere in campo per tentare di mitigare in modo significativo il rischio di sprechi.
Tra gli interventi, l’attività di sensibilizzazione si sta dimostrando sempre più determinante per il raggiungimento degli obiettivi. Infatti, da un recente sondaggio condotto da Ipsos, solo 2 italiani su 10 ritengono la scarsità d’acqua un problema attuale e solo 1 su 4 ha prestato attenzione ai consumi in tempo di pandemia.
Nella parte dell’intervista che segue, Davide Limatola riflette più concretamente sulle misure che una organizzazione è chiamata ad adottare per limitare il problema.
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E’ fondamentale verificare sia il consumo diretto di acqua che indiretto lungo l’intera filiera produttiva.
Come ridurre gli sprechi di acqua a casa (in smart working)
Nell’ultimo anno il ricorso all’uso intensivo dello smart working ha avuto un inevitabile impatto anche sui consumi di acqua.
Prima del 2020, in media ogni italiano in casa utilizzava 220 litri di acqua potabile per lo svolgimento di attività domestiche di varia natura come cucinare, lavare e pulire. Il 60% dei consumi era destinato all’igiene personale, mentre ben la metà era legata all’utilizzo dello sciacquone.
Nel periodo del primo lockdown, iniziato nel marzo 2020, Enea ha stimato un aumento dei consumi domestici di acqua pari al 50%, ipotizzando fino a 12 lavaggi giornalieri in media in più rispetto al normale con un impatto pari a circa 48 litri in più a persona.
Nel medio-lungo periodo è lecito attendersi una ricalibrazione delle abitudini di consumo nel momento in cui la transizione dal mondo degli uffici al contesto domestico diventerà un fenomeno strutturato e strutturale. Partendo da questi basi è opportuno definire e comprendere quali siano le azioni più efficaci da adottare a casa per tentare di limitare il nostro impatto sul consumo massivo di acqua.
Nell’intervista Davide Limatola fornisce utili indicazioni sulle migliori pratiche di consumo di acqua da mettere in atto in smart working.
Chi è responsabile della salvaguardia della salubrità dell’acqua
Un aspetto centrale legato al tema dell’acqua è rappresentato senza dubbio dalla salubrità, concetto che chiama in causa la necessità di garantire che l’acqua destinata al consumo umano sia qualitativamente idonea, al fine di essere assunta da ciascun individuo in piena sicurezza.
Come viene riportato sul sito del Ministero della Salute, le acque destinate al consumo umano sono le acque trattate o non trattate, di uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, fornite tramite una rete di distribuzione oppure mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori.
Tale definizione include anche “le acque utilizzate nelle imprese alimentari per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l’immissione sul mercato di prodotti o di sostanze destinate al consumo umano, escludendo quelle acque la cui qualità non ha conseguenze sulla salubrità del prodotto alimentare finale”.
Nell’intervista Davide Limatola fornisce un utile chiarimento sulle principali normative che disciplinano la qualità delle acque e sulle responsabilità del Datore di lavoro nella somministrazione di acqua ai propri dipendenti.
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In che modo Igeam supporta le aziende nella salvaguardia della salubrità delle acque?
Il futuro nella gestione dell’acqua in azienda
Fare previsioni su quello che potrebbe accadere in futuro non è semplice. Tra l’altro, i cambiamenti in atto legati all’emergenza pandemica non sono ancora definitivi e le loro implicazioni sono soltanto parziali. Senza dubbio, l’adozione diffusa dello smart working ridefinisce la geografia dei consumi di acqua, con conseguenze non ancora del tutto chiare.
Davide Limatola, in questa parte conclusiva dell’intervista, fornisce un utile contributo alla discussione basandosi proprio sulle pratiche oggi diffuse e sulle conoscenze tecniche sui consumi in azienda di cui siamo in possesso in questo momento.
Autori dell’intervista
Davide Limatola
Responsabile Ambiente – Igeam
Dal 2016 è Area Manager di Igeam, occupandosi di Consulenza in materia di ambiente ed energia, Audit sistemi di gestione ambiente e sicurezza, Audit 231, EHS Due Diligence, Diagnosi energetica, implementazioni dei sistemi di gestione ambientale (ISO 14001).
Antonio Di Stefano
Responsabile Comunicazione – Igeam
Dal 2017 in Igeam è Digital Marketing & Communication Manager, con la responsabilità della gestione delle attività di comunicazione e marketing online finalizzate alla brand awareness e lead generation.