In occasione della Giornata Mondiale della Salute 2021, il Presidente del Gruppo Igeam, Michele Casciani, ha vestito i panni dell’intervistatore per dialogare con Fulvio D’Orsi, Direttore Scientifico di Igeamed con un’esperienza trentennale nel campo della medicina del lavoro, e Marco Ballico, Medico psicoterapeuta e CEO di &PoiMedica, società del triveneto acquisita di recente dal Gruppo Igeam.
L’intervista è l’occasione, in primo luogo, per celebrare la salute e poi per confrontarsi sui cambiamenti in atto nelle aziende nella gestione delle attività di medicina del lavoro e nello sviluppo di misure per la promozione della salute nei luoghi di lavoro.
Tale confronto si dimostra ancora più utile alla luce dell’attuale fase dell’emergenza pandemica e per le profonde implicazioni dello smart working sul benessere psico-fisico dei professionisti.
Come sta cambiando la medicina del lavoro
La medicina del lavoro e le attività di sorveglianza sanitaria sono state inevitabilmente condizionate dalle implicazioni dell’emergenza pandemica legate alla diffusione del Covid-19.
Senza dubbio, le sfide e le problematiche che i medici competenti hanno dovuto affrontare in questo periodo (dal differimento delle visite all’attenzione verso i soggetti fragili, dalle procedure di accesso all’applicazione dei protocolli anti-contagio) hanno confermato la necessità, in azienda, di una gestione professionale e strutturata della salute. Anche nell’ottica della salvaguardia della business continuity.
Un altro processo in atto, con implicazioni per le aziende e la salute dei propri dipendenti non ancora completamente visibili, è rappresentato dalla digitalizzazione di numerose attività professionali, favorito dal ricorso rapido e massivo allo smart working. La medicina del lavoro, in questo caso, può rivestire un ruolo centrale anche nella mitigazione dei rischi psico-sociali (come i disagi psichici) direttamente connessi a tale fenomeno, ma può incontrare difficoltà non trascurabili nel riuscire a mantenere il passo del cambiamento tecnologico in atto.
«Come cambia la medicina del lavoro, anche da un punto di vista digitale»
«Come si sono evolute le malattie professionali negli ultimi anni»
Perché promuovere la salute nei luoghi di lavoro
La prevenzione e la promozione della salute nei luoghi di lavoro sono rimaste, per diversi anni, attività secondarie per numerose organizzazioni, sia pubbliche che private, preoccupate quasi esclusivamente degli obblighi normativi che definiscono l’intero sistema di tutela della salute del lavoratore.
Invece è stata messa ai margini delle strategie aziendali la parte dell’attività di sensibilizzazione alla salute non soggetta a vincoli legali.
Negli ultimi anni, però, si è registrato un significativo cambio di rotta, motivato dalla consapevolezza che una convinta e diffusa promozione della salute nei luoghi di lavoro abbia effetti nel lungo periodo sia sul benessere del lavoratore che sulla sua produttività. I riflessi positivi per l’organizzazione sono evidenti e non più trascurabili, anche considerando il processo di invecchiamento della popolazione lavorativa.
A questo punto, è fondamentale per le imprese riuscire a pianificare in modo strategico e nel medio-lungo periodo le attività di prevenzione e promozione della salute, anche sfruttando le potenzialità, non sempre adeguatamente comprese, di presidi sanitari aziendali.
Infatti, soprattutto nelle organizzazioni strutturate e con sedi dislocate sul territorio nazionale, che operano in settori produttivi, l’accesso a strutture anche mobili consente di salvaguardare il benessere e la qualità della vita professionale dei propri dipendenti in modo efficiente e di valutare, gestire e fronteggiare tempestivamente i rischi per la salute presenti nei luoghi di lavoro.
«Quanto è importante per i lavoratori e le organizzazioni la promozione della salute nei luoghi di lavoro»
«Rispetto a quanto accaduto negli anni ’70 e ’80, quale ruolo possono tornare a ricoprire i presidi sanitari in azienda»
Le implicazioni dello smart working sulla salute
L’emergenza pandemica legata alla diffusione del Covid-19 ha favorito e accelerato il ricorso allo smart working o a quello che, più correttamente, dovrebbe essere definito home working. La crescita degli smart workers in Italia è stata superiore al 1.000% (nel confronto con i dati del 2019).
I benefici dello smart working sono evidenti in quanto il lavoro agile permette di bilanciare gli impegni lavorativi e quelli familiari consentendo al lavoratore di focalizzarsi in modo più produttivo sulle diverse attività in cui è coinvolto.
Al tempo stesso, però, non possono essere trascurate le possibili implicazioni negative del fenomeno sulla salute psico-fisica. Infatti, se non gestito in modo corretto, lo smart working può da un lato aumentare il rischio di stress e di burnout (in particolare in questo periodo di emergenza pandemica) e dall’altro contribuire all’insorgenza di disturbi muscolo scheletrici. Inoltre, soprattutto nei casi in cui la distanza virtuale ostacola o limita le relazioni interpersonali, può inficiare la corretta gestione dei team impegnati da remoto.
L’impatto dei disagi psichici sul lavoro
I disagi psichici nei luoghi di lavoro rappresentano un tema sempre più centrale anche per le organizzazioni. Infatti la crescente attenzione delle aziende verso il benessere dei propri dipendenti passa anche attraverso una maggiore consapevolezza dell’impatto negativo che tali disagi possono avere nel medio e lungo periodo sia sull’individuo che sull’organizzazione nella sua totalità.
L’emergenza pandemica ha ulteriormente complicato tale aspetto, creando le condizioni per un sensibile peggioramento dello stato psichico dei professionisti. Tuttavia, anche se il Covid-19 con le sue profonde implicazioni ha contribuito ad esasperare il fenomeno, è più corretto sottolineare quanto i disagi psichici siano, in realtà, connaturati al particolare tipo di mondo del lavoro e vita sociale sviluppatosi ben prima dell’attuale situazione emergenziale.
Anche per questo motivo, la parte di intervista che segue chiama in causa il distacco sociale che si sta vivendo come un fattore ulteriormente critico nella determinazione di problematiche di natura psichica.
Autori dell’intervista
Michele Casciani
Presidente del Gruppo Igeam
E’ un Manager con competenze ed esperienza ultraventennale nei settori dello sviluppo sostenibile e dell’innovazione tecnologica, dell’ambiente, della salute e della sicurezza sul lavoro. È stato Managing Director di Altran Spa e ha collaborato con numerosi enti di ricerca tra cui Enea, ISS, Inail-Ispesl, Cetma.
Fulvio D’Orsi
Direttore scientifico di Igeamed
E’ stato Direttore dell’Unità Operativa Complessa Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro presso l’USL Roma C e ha svolto il ruolo di Coordinatore delle regioni dal 2009 al 2016, partecipando alla Commissione Consultiva che ha predisposto le indicazioni metodologiche per la valutazione dello stress lavoro correlato.
Marco Ballico
Medico aziendale e Psicoterapeuta
CEO di &PoiMedica, dal 1991 svolge di Attività di consulenza presso l’Organizzazione della Guardia Medica e altri Servizi Sanitari del Petrolchimico di Porto Marghera (VE). E’ docente universitario nella Facoltà di Psicologia presso IUSVE. Dal 1997 è Medico Aziendale presso OVS S.p.A. e Coin s.r.l., mentre dal 2017 svolge il ruolo di Medico Responsabile dell’Emergenza Sanitaria presso Eni Versalis S.p.A.
Antonio Di Stefano
Responsabile Comunicazione – Igeam
Dal 2017 in Igeam è Digital Marketing & Communication Manager, con la responsabilità delle attività di comunicazione e marketing online finalizzate alla brand awareness e lead generation. Ha un Ph.D in Comunicazione e dal 2010 nel Dipartimento di Comunicazione (CoRiS) ha seguito progetti digital per importanti istituzioni pubbliche.