Nel gennaio del 2021, Inail ha pubblicato la versione reingegnerizzata della piattaforma destinata alla valutazione e alla gestione del rischio stress lavoro-correlato ai sensi del d.lgs.81/08. Tale dispositivo può essere utilizzato dal Datore di lavoro e/o da un suo delegato oltre che da soggetti terzi previsti delle credenziali dispositive Inail, abilitati come “Incaricati stress lavoro-correlato” dal Datore di lavoro.
Nell’ottobre 2017, invece, l’Inail ha aggiornato la metodologia relativa alla valutazione dello stress lavoro correlato, a distanza di 6 anni dalla prima versione delle Linee Guida pubblicata nel 2011.
Tale aggiornamento si è reso necessario per ottimizzare gli strumenti metodologici già utilizzati, al fine di supportare in modo ancora più efficace le aziende che si confrontano inevitabilmente con questo rischio.
La nuova metodologia di valutazione dello stress lavoro correlato messa a punto dall’Inail offre nuovi strumenti alle organizzazioni. Al tempo stesso, i datori di lavoro, gli RLS e, se possibile, tutti i lavoratori sono chiamati a partecipare in modo ancora più consapevole e organizzato a tutte le fasi del processo, dalla pianificazione della valutazione all’esame dei fattori di contesto e contenuto, fino alla definizione delle misure preventive.
Lo stress legato all’attività lavorativa ha notevoli conseguenze sulla salute dei lavoratori e sulla produttività dell’azienda. Infatti, come dimostrano numerose ricerche, le persone con alti livelli di stress:
ricorrono in media, nel corso dell’anno, ad un numero quasi doppio di giorni di malattia rispetto a colleghi con bassi livelli di stress:
4,6 vs 2,6
sperimentano una condizione di lavoro improduttivo pari a 16 giorni nel corso dell’anno, che nel confronto con chi ha bassi livelli di stress è un dato superiore di:
quasi il 50%
Il modo più efficace per affrontare tale problematica è la messa a punto di una corretta e approfondita valutazione del fenomeno, capace al tempo stesso di comprendere lo stato di salute dell’azienda, individuando in questo modo i fattori di rischio, e di coinvolgere attivamente tutto il personale. Così facendo si avvia una forma di intervento concreta verso la riduzione del rischio.
Prima di definire che cos’è lo stress lavoro correlato è importante chiarire cosa non è. Lo stress lavoro correlato non è una malattia o una patologia, piuttosto è:
la risposta psicofisica che si verifica quando le richieste del lavoro superano le risorse o le capacità del lavoratore di farvi fronte o si scontrano eccessivamente con i suoi bisogni.
(Fonte: Eurofound)
Ogni individuo reagisce in modo differente alle stesse situazioni e uno stesso individuo può reagire in maniera diversa a medesime situazioni in momenti diversi della propria vita. Questo spiega perché lo stress lavoro correlato è considerato un tema complesso che richiede una valutazione attenta e programmata.
In fondo tale rischio può colpire chiunque, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda, dall’ambiente di lavoro, dal tipo di attività e di contratto. I suoi effetti sono trasversali, impattando sulla salute dei lavoratori, sulla sicurezza e sul futuro stesso delle organizzazioni.
Oltre alle conseguenze sulla salute a medio lungo termine, lo stress lavoro correlato determina in azienda:
Pertanto, riconoscerlo e prevenirlo costituiscono un obiettivo primario da perseguire con determinazione.
Nell’ottobre 2017, precisamente a 6 anni di distanza dalla prima versione delle Linee Guida nel 2011, l’Inail ha pubblicato una Nuova Metodologia per la Valutazione dello stress lavoro correlato. Tale pubblicazione e il relativo aggiornamento delle linee guida sono stati il risultato del progetto Inail-Regioni, Piano di monitoraggio e di intervento per l’ottimizzazione della valutazione e gestione dello stresso lavoro correlato, conclusosi nel 2016, nel corso del quale un campione di 800 aziende italiane è stato analizzato in merito alle modalità seguite per la valutazione dello stress.
Gli obiettivi principali che hanno guidato l’elaborazione di questo documento sono stati aggiornare e ottimizzare gli strumenti metodologici già utilizzati, nell’intento di supportare ulteriormente le aziende che effettuano la valutazione nel processo di gestione di questo rischio.
In particolare, le novità delle Linee Guida 2017 dell’Inail sono rappresentate da:
In Italia è il datore di lavoro che, obbligatoriamente e al pari di tutti gli altri rischi, deve valutare e gestire il rischio stress lavoro correlato, ai sensi del D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.
Art. 28
“La valutazione deve riguardare tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro correlato, secondo i contenuti dell’Accordo Europeo del 2004”.
La Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza ha emanato nel 2010 le indicazioni metodologiche per la valutazione dello stress lavoro correlato che costituiscono i requisiti minimi per l’adempimento dell’obbligo e che sono ovviamente rispettate dalle Linee guida Inail.
Il datore di lavoro, a sua volta, si avvale del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) con il coinvolgimento del Medico competente, ove nominato, e previa consultazione del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS/RLST). Tali figure compongono il Gruppo di Gestione della Valutazione dello Stress Lavoro Correlato.
Entrando nel dettaglio della metodologia, sono rilevabili quattro diverse fasi ognuna delle quali caratterizzata da attività specifiche da perseguire attraverso l’utilizzo di diversi strumenti:
Nello specifico, la valutazione deve essere effettuata in riferimento a tutti i lavoratori, compresi dirigenti e preposti, deve prendere in esame gruppi omogenei di lavoratori e deve prevedere due livelli, il primo necessario e il secondo eventuale, nel caso in cui emergano degli elementi di rischio stress.
La valutazione si fonda sulla rilevazione, mediante una check list parametrica da parte del gruppo di valutazione, di possibili indicatori di stress principalmente connessi a:
Eventi
sentinella
Aumento dell’assenteismo, del turn over, degli infortuni, delle richieste di visita al medico competente, etc.
Contenuto
del lavoro
Carico di lavoro, orario, pianificazione dei compiti, etc.
Contesto
del lavoro
Ruolo, autonomia decisionale, rapporti interpersonali, etc.
Successivamente, partendo dall’analisi dettagliata delle criticità emerse, si prosegue implementando un’adeguata gestione del rischio attraverso un piano di interventi correttivi volti a migliorare le condizioni di lavoro e la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Quando gli interventi attuati non risultano efficaci, ma anche ogni volta che risulti opportuna una conoscenza più specifica delle problematiche emerse, si passa ad una valutazione approfondita che, attraverso questionari, focus group e/o interviste, rileva la percezione soggettiva dei lavoratori.
Ma quanto tempo è necessario per realizzare la valutazione del rischio stress lavoro correlato?
12 / 24 mesi
Tempo necessario per completare il percorso di valutazione completo affinché gli interventi possano produrre effetti e risultati, costituito sia dalla valutazione preliminare che dalla valutazione approfondita, a seconda della complessità dell’azienda.
L’emergenza pandemica correlata alla diffusione del Covid-19 ha senza dubbio favorito l’aumento dei casi di stress, ansia e depressione. Il fenomeno, naturalmente, non è limitato all’Italia ma coinvolge paesi anche culturalmente molto differenti tra loro.
Sul luogo di lavoro sintomi quali il timore di contagiarsi, la paura delle conseguenze socio-economiche, la ricerca compulsiva di notizie sul Covid-19 e i sintomi da stress da trauma possono acuirsi se non sono affrontati in modo tempestivo e con attenzione. Le cause dello stress e dell’ansia, inoltre, possono essere molteplici.
Tornare al lavoro dopo un periodo di quarantena perché risultato positivo al tampone o per contatto diretto con un soggetto infetto può causare preoccupazione, soprattutto se nel frattempo si sono verificati cambiamenti al lavoro. Allo stesso modo, il ritorno in ufficio dopo un lungo periodo di smart working può aumentare la paura di contagiarsi in ufficio.
In questi e in altri casi è fondamentale per l’azienda mettere in atto tutte le misure necessarie per ridurre le incertezze, comprendendo le preoccupazioni dei propri dipendenti attraverso la comprensione e l’ascolto. Noi di Igeam, ad esempio, abbiamo predisposto sia un vero e proprio Piano di assistenza psicologica e tecnica con attività di counselling che numerose imprese ci hanno richiesto proprio per tutelare il benessere psico-fisico dei propri professionisti, salvaguardando al tempo stesso la continuità operativa aziendale, sia uno specifico corso che può essere seguito in videoconferenza per la gestione avanzata dello stress.
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