Nel 2016 erano 850 in tutta Italia, di cui l’88% (750) di tipo aziendale. Stiamo parlando dei Mobility Manager, una figura che al tempo, nonostante l’interesse normativo fosse stato avviato già nel 1998, rimaneva per lo più secondaria e marginale.
Quello che è cambiato, nel frattempo, è l’emergenza pandemica legata alla diffusione del Covid-19 che nel 2020 ha costretto numerosi Paesi ad attuare, per diverse settimane, misure estreme di lockdown. La mobilità si è ridotta e ha assunto una nuova forma, per certi versi più sostenibile, condizionata dall’affermazione nelle organizzazioni pubbliche e private di pratiche di lavoro a distanza (smart working) per limitare i casi di contagio.
In questo scenario, il Decreto Rilancio (DL 34/2020, convertito in Legge 77/2020) ha stabilito l’obbligatorietà del Mobility Manager per le aziende con più di 100 dipendenti, localizzate in un capoluogo di Regione, in una Città metropolitana, in un capoluogo di Provincia o comunque in un Comune con popolazione superiore a 50.000 abitanti. La mobilità è cambiata in tutte le sue forme e con essa si sono modificate le abitudini delle persone.
Il 12 maggio 2021 il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, insieme al Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, ha firmato il decreto che delinea le funzioni del mobility manager. Una misura orientata a limitare in modo significativo l’impatto ambientale prodotto dal traffico privato nelle aree urbane e metropolitane negli spostamenti sistematici casa-lavoro.
Il Mobility Manager rappresenta, dunque, il tentativo di interpretare tale cambiamento e, se possibile, di guidarlo.
Ma, al di là del vincolo normativo, perché bisogna augurarsi che tale figura si diffonda nelle organizzazioni? In che modo può contribuire attivamente al miglioramento della qualità della vita delle persone comuni e dei professionisti che si spostano per lavoro?
Come è cambiata la normativa sul Mobility Manager
Prima di soffermarci sul Mobility Manager, è importante individuare le diverse tappe che hanno caratterizzato l’evoluzione normativa relativa a tale figura.
1998
MOBILITA’ SOSTENIBILE NELLE AREE URBANE
L’attività di Mobility Management è stata introdotta in Italia con il Decreto del Ministro per l’Ambiente, di concerto con quelli dei Lavori pubblici, della Sanità e dei Trasporti, del 27 marzo 1998 (art. 3).
In questo caso è stato predisposto l’obbligo per Enti pubblici e aziende private, collocate in città ad elevato rischio di inquinamento atmosferico:
- di indicare un Responsabile della mobilità aziendale;
- di produrre un Piano degli spostamenti casa-lavoro (PSCL).
+300
dipendenti per sede
o 800
in più sedi
2000
DECRETO DIRETTORIALE IAR
La materia normativa è stata poi oggetto di una innovazione grazie al Decreto del Ministero dell’Ambiente del 20 dicembre 2000 (art. 1, comma 3) che ha meglio definito finalità e ruolo del “Mobility manager di area”.
A tale figura, già introdotta dal Decreto ministeriale del 1998, vengono affidati i compiti di fornire supporto ai responsabili della mobilità aziendale, di coordinamento degli stessi, e di collegamento con le strutture comunali e le aziende di trasporto.
«
…viene introdotto a titolo volontario il PSCL anche per aree industriali, artigianali, commerciali, di servizi, poli scolastici e sanitari o aree che ospitano, in modo temporaneo o permanente, manifestazioni ad alta affluenza di pubblico.
2015
DISPOSIZIONI IN MATERIA AMBIENTALE PER PROMUOVERE MISURE DI GREEN ECONOMY E PER IL CONTENIMENTO DELL’USO ECCESSIVO DI RISORSE NATURALI
La legge del 28 dicembre 2015, n. 221, prevede che il Ministro dell’istruzione adotti specifiche linee guida per favorire l’istituzione in tutti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nell’ambito della loro autonomia amministrativa ed organizzativa, della figura del Mobility Manager Scolastico.
Scelto all’interno dell’Istituto scolastico su base volontaria e senza riduzione del carico didattico
2018
PROFILI PROFESSIONALI DELLA MOBILITA’ AZIENDALE – REQUISITI DI CONOSCENZA, ABILITA’ E COMPETENZA E INDIRIZZI OPERATIVI PER LA VALUTAZIONE DELLA CONFORMITA’
In relazione all’importante crescita della domanda di competenze nel settore della mobilità degli ultimi anni, il 15 febbraio 2018 viene pubblicata la Prassi di riferimento UNI/PdR 35:2018 che definisce i requisiti di quattro profili professionali della mobilità aziendale, individuandone compiti, attività specifiche e relative conoscenze, abilità e competenze (definite sulla base dei criteri del Quadro europeo delle qualifiche – EQF).
Mobility Manager
Travel Manager
Fleet Manager
Corporate Mobility Manager
2020-21
DECRETO RILANCIO
Il Decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020, convertito con legge n. 77 del 17 luglio 2020, all’art. 229 contiene specifiche previsioni riguardanti il Mobility Management nell’ambito di una serie di misure volte a incentivare la mobilità sostenibile. Il 12 maggio 2021, è stato firmato il decreto che delinea in modo più puntuale le funzioni del ‘mobility manager’.
100
La soglia minima del numero di dipendenti per il quale è prevista la figura del Mobility Manager
+50.000
Il numero di abitanti dei comuni interessati dal Mobility Management
La mobilità sostenibile durante e dopo il Covid-19
L’adozione di un piano di Mobility Management, quindi, è il risultato di diversi interventi normativi che hanno trovato un importante sbocco nell’ultimo Decreto Rilancio. Il contesto nel quale si inserisce la figura del Mobility Manager è senza dubbio rappresentato dalla mobilità sostenibile, vale a dire una mobilità che persegue obiettivi sociali, culturali ed economici condivisi dalla comunità e a ridotto impatto per la collettività.
Prima però di analizzare più nel dettaglio tali aspetti, è utile comprendere come l’emergenza pandemica legata al Covid-19 abbia modificato o accelerato determinati processi cruciali per l’affermazione del Mobility Manager.
Si possono individuare almeno due tendenze o processi, influenzati dal Covid, che stanno avendo e avranno riflessi significativi sulla domanda di mobilità.
Diffusione di forme di smart o remote working con maggiore flessibilità oraria
Sebbene il ricorso allo smart working fosse già presente prima dell’emergenza pandemica, è solo con l’intervento normativo che la sua adozione è cresciuta in modo significativo.
Anche se è prevedibile che gli attuali dati non vengano confermati dopo il Covid-19, si può comunque ipotizzare che il ricorso a forme di lavoro flessibili rimanga sostanziale, con evidenti effetti sulla mobilità.
Aumento dell’attenzione verso la travel safety a causa della paura del contagio
Rispetto al passato, a causa del rischio di contagio è senza dubbio cresciuta la consapevolezza di chi utilizza strumenti di mobilità condivisi (ad. treni, metro, bus o car sharing) verso le questioni di salute e igiene.
Tale attenzione, correlata ad un miglior bilanciamento nel rapporto tra tempo libero e lavorativo, sta favorendo l’utilizzo di forme di mobilità più salutari (rispetto al rischio Covid-19) come la bicicletta e i monopattini elettrici.
E’ evidente come tali processi, a cui se ne potrebbero aggiungere altri, consolidino ulteriormente la logica e la filosofia della mobilità sostenibile. Il Mobility Manager, nelle sue diverse tipologie e in misura maggiore quando parliamo di quello aziendale, è a tutti gli effetti uno strumento di attuazione delle strategie di sostenibilità.
SOSTENIBILITA’ ECONOMICA
Il Mobility Manager (aziendale) consente di ridurre:
i costi di spostamento dei dipendenti e i costi correlati (con riduzione degli incidenti in itinere)
la domanda di sosta interna ed esterna all’azienda
i costi legati al ricorso alla flotta aziendale
SOSTENIBILITA’ SOCIALE
Il Mobility Manager (aziendale) consente di migliorare:
l’accessibilità alla sede aziendale (incrementando la sua attrattività)
il benessere e, di conseguenza, la produttività dei propri dipendenti
il dialogo con le istituzioni locali e territoriali
SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE
Il Mobility Manager (aziendale) consente di incrementare:
la qualità dell’aria e dell’ambiente circostante, riducendo le emissioni
l’utilizzo di mezzi di trasporto a basso impatto di CO2
la reputazione aziendale nell’ambito dell’impegno eco-sostenibile
MOBILITY MANAGER AZIENDALE
Il Decreto Rilancio (DL 34/2020, convertito in Legge 77/2020) e il Decreto 2021 stabiliscono che il mobility manager aziendale sia una figura specializzata nel governo della domanda di mobilità e nella promozione della mobilità sostenibile nell’ambito degli spostamenti casa-lavoro del personale dipendente. L’obbligo di redigere il piano spostamenti casa lavoro (PSCL) dei dipendenti e la nomina del Mobility Manager sono previsti per le aziende:
- con più di 100 dipendenti,
- localizzate in un capoluogo di Regione, in una Città metropolitana, in un capoluogo di Provincia o comunque in un Comune con popolazione superiore a 50.000 abitanti.
Il Responsabile della Mobilità in azienda è chiamato allo svolgimento di specifiche attività di analisi, progettazione e monitoraggio:
Analisi della normativa vigente e della domanda di mobilità presso l’Azienda attraverso l’utilizzo di questionari
Analisi dell’offerta di trasporto (trasporto pubblico, sharing mobility, disponibilità di parcheggi, etc.)
Analisi delle caratteristiche più rilevanti del contesto territoriale e socio-economico di riferimento
Identificazione delle strategie e delle misure da adottare per incentivare la mobilità sostenibile (es. smart working, iniziative di sensibilizzazione etc.)
Attuazione di un sistema di monitoraggio attraverso la definizione di una metodologia e l’individuazione di indicatori
Comunicazioni e relazione con l’interlocutore istituzionale e gli altri stakeholder interessati
MOBILITY MANAGER SCOLASTICO
Come anticipato, nel 2015 viene istituito il Mobility Manager Scolastico. Le finalità di tale funzione sono simili a quelle del Mobility Manager aziendale, tuttavia cambiano i suoi interlocutori interni (i professori e gli studenti) ed esterni (altri istituti scolastici, comuni).
Naturalmente l’obiettivo primario è rappresentato dagli spostamenti casa-scuola, ma esistono altre responsabilità che coinvolgono il Mobility Manager Scolastico, come ad esempio la gestione della sicurezza delle gite scolastiche (espressa dalla circolare MIUR sui viaggi di istruzione del 2016) che si concretizza scegliendo gli operatori più idonei in possesso delle certificazioni per la sicurezza (ISO 39001) e per la qualità (UNI EN 13816).
Più in concreto, la Legge n. 221/2015, art. 5, comma 6, per l’incarico di Mobility Manager Scolastico prevede le seguenti attività:
Organizzare e coordinare gli spostamenti casa-scuola-casa del personale e degli alunni
Mantenere contatti continui con le strutture comunali e le aziende di trasporto
Gestire i rapporti con gli altri istituti scolastici presenti nel medesimo comune, per un proficuo coordinamento
Verificare diverse soluzioni per il miglioramento dei servizi e l’integrazione degli stessi
Favorire l’utilizzo della bicicletta e di servizi di noleggio di veicoli elettrici o a basso impatto ambientale
Segnalare all’ufficio scolastico regionale eventuali problemi legati al trasporto dei disabili
MOBILITY MANAGER DI AREA
Il Mobility Manager di Area è stato introdotto con il Decreto Ministeriale del 1998, mentre nel 2000 sono state definite in modo più puntuale caratteristiche e responsabilità. Tale figura è, in genere, un soggetto, presente all’interno del Dipartimento comunale destinato alla gestione del traffico cittadino, con compiti di coordinamento degli uffici preposti sul territorio. Il Decreto 2021 chiarisce come il Mobility Manager di Area si occupi del supporto al Comune territorialmente competente, presso il quale è nominato, nella definizione e implementazione di politiche di mobilità sostenibile, nonché nello svolgimento di attività di raccordo tra i mobility manager aziendali.
In sintesi, una delle finalità principali del Mobility Manager di Area è perseguire il miglioramento del sistema di trasporto pubblico locale, stimolando e favorendo lo sviluppo sul territorio di una cultura di mobilità sostenibile.
Le più importanti attività che coinvolgono direttamente tale figura sono:
Promuovere azioni di divulgazione, formazione e di indirizzo presso le aziende e gli Enti interessati
Favorire l’integrazione tra i PSCL e le politiche dell’Amministrazione Comunale in una logica di rete e di interconnessione modale
Verificare soluzioni migliorative dei servizi di trasporto locale e la loro integrazione con sistemi complementari ed innovativi (es. bicicletta, noleggio di veicoli elettrici etc.)
Favorire la diffusione e sperimentazione di servizi di taxi collettivo, di Car-Pooling e di Car-Sharing
Fornire supporto tecnico per la definizione dei criteri e delle modalità per l’erogazione di contributi e incentivi per progetti di mobilità sostenibile
Monitorare gli effetti delle misure adottate in termini di impatto ambientale e decongestione del traffico veicolare
Piano degli spostamenti casa lavoro
L’attività principale del Responsabile della Mobilità Aziendale è la redazione del Piano degli Spostamenti Casa Lavoro (PSCL) del proprio personale, al fine di favorire la riduzione nell’utilizzo del mezzo di trasporto privato individuale e una migliore organizzazione degli orari negli spostamenti urbani.
La redazione del Piano degli Spostamenti Casa Lavoro deve essere completata entro il 31 dicembre di ogni anno dal Mobility Manager, il quale è chiamato a:
- valutare ed analizzare le abitudini di mobilità dei dipendenti;
- indicare le possibili soluzioni da adottare per ottimizzare gli spostamenti casa-lavoro.
Ma, al di là degli obiettivi, come si realizza un Piano Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL)? Tale attività si compone di tre aspetti principali che, in modo integrato, contribuiscono a definirla:
ANALISI
La prima dimensione che contribuisce all’elaborazione del PSCL è caratterizzata da una precisa fase analitica che il Responsabile della Mobilità è chiamato a mettere a punto. Gli aspetti da sottoporre ad analisi sono:
- Accessibilità dei luoghi di lavoro
- Domanda e offerta di mobilità esistenti
- Esigenze dei lavoratori
- Impatti ambientali già presenti
- Ampia conoscenza delle maggiori problematiche presenti sul territorio
- Analisi della collocazione degli uffici, degli impianti e dei magazzini rispetto al contesto cittadino e alla mobilità di riferimento
- Conoscenza e analisi dei flussi di mobilità verso l’organizzazione da parte di fornitori e visitatori
STRUMENTI
La seconda dimensione fondamentale per la realizzazione del PSLC è rappresentata dalla cassetta degli attrezzi di cui il Mobility Manager deve dotarsi per poter condurre un’analisi efficace e completa:
- Strumenti di rilevazione statistica
- Tool di geocodificazione
- Questionari di natura sociologica per la rilevazione e la definizione delle caratteristiche ed esigenze di mobilità dei dipendenti
- Focus Group dedicati con il personale aziendale per la rilevazione delle potenziali problematiche connesse alla mobilità e delle possibili soluzioni
- Interviste in profondità a soggetti individuati come caratteristici nel campione sottoposto ad analisi
INTERVENTI E MONITORAGGIO
La terza dimensione del PSLC è caratterizzata dalla interpretazione dei dati emersi dall’analisi qualitativa e quantitativa e dall’attuazione dell’effettivo piano di intervento:
- Attuazione delle misure di mobilità sostenibile per la risoluzione delle problematiche e delle esigenze individuate
- Analisi continua dei risultati raggiunti, sia internamente che esternamente all’azienda
- Rilevazione del grado di soddisfazione dei dipendenti
- Revisione annuale del PSCL
Con un decreto pubblicato il 4 agosto 2021, il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha definito le linee guida da seguire per la redazione del Piano Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL).
Se è vero che la norma indica obbligatoriamente la data del 31 dicembre di ogni anno per la redazione del PSCL, per il 2021 la scadenza è anticipata al 22 novembre (art. 9, comma 1, DM 179/2021). Tuttavia l’applicazione delle linee guida rimane obbligatoria per i Piani adottati successivamente a tale data.
E’ importante poi ricordare che la nomina del Mobility Manager e l’adozione di un PSCL sono requisiti necessari per il rilascio o il rinnovo delle certificazioni per i sistemi di gestione ambientale (es. ISO 14001) e dell’energia (es. ISO 50001).
Il mancato rispetto di tali obblighi può essere “sanzionato” dall’ente di certificazione, che può considerarlo a tutti gli effetti come una non-conformità.
L’impatto sulle attività dei Mobility Manager con il rientro in presenza degli Smart Worker
Il recente Decreto legge (21 settembre 2021, n. 127) del Ministro della PA, Renato Brunetta, finalizzato al superamento dell’utilizzo del lavoro agile emergenziale, ha definito in due articoli il rientro al lavoro in presenza per tutti i dipendenti della Pubblica Amministrazione a partire dal 15 ottobre 2021.
In particolare, ogni Pubblica Amministrazione è chiamata ad adottare le misure tecnico-organizzative necessarie all’attuazione di quanto previsto dal D.M. entro i successivi 15 giorni.
Il decreto prevede, infatti, che tra il 15 ed il 31 ottobre tutti i dipendenti pubblici tornino a lavorare in presenza a partire dai servizi preposti alle attività di sportello e di ricevimento degli utenti e dei settori preposti alla erogazione di servizi all’utenza (back office).
Al fine di evitare congestioni durante l’accesso ai luoghi di lavoro nella stessa fascia oraria e per garantire la più ampia utilizzazione degli sportelli al pubblico (front office), è consentita la massima flessibilità degli orari di ingresso e di uscita e di apertura al pubblico degli sportelli.
Qual è l’impatto del Decreto sulle attività dei Mobility Manager pubblici e privati?
All’art. 2 del Decreto si fa esplicito riferimento ai:
- Mobility Manager Aziendali della PA affinché elaborino piani degli spostamenti casa-lavoro (PSCL), tenendo conto dell’ampliamento delle fasce di ingresso e di uscita dalle sedi di lavoro in modo così da agevolare gli spostamenti dei dipendenti pubblici “anche con modalità sostenibili”.
- Mobility Manager di Area affinché svolgano un’azione di raccordo costante e continuativo con i Mobility Manager aziendali. Tale azione è finalizzata sia allo sviluppo di best practices e moduli collaborativi, sia alla verifica complessiva e coordinata dell’implementazione dei PSCL e l’identificazione e la promozione di azioni di miglioramento complessivo dell’offerta di mobilità sul territorio di riferimento alla luce delle nuove fasce di ingresso e uscita dalle sedi di lavoro.
Come si diventa Mobility Manager
La figura del Mobility Manager, proprio per la complessa natura delle attività in cui è coinvolto, si presenta variegata e per certi versi inedita nel panorama delle professionalità presenti in azienda e più in generale nelle organizzazioni.
Come emerge dalle considerazioni relative alla redazione del Piano spostamenti casa lavoro, per diventare Mobility Manager è fondamentale acquisire competenze, tra loro integrate ma comunque peculiari, di tipo:
- sociologico, con nozioni di sociologia sia qualitativa che quantitativa;
- comunicativo, soprattutto per quanto riguarda la comunicazione professionale e interpersonale;
- statistico, per l’analisi dei dati;
- mobility/fleet/travel management.
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